CENTRI CULTURALI POLIVALENTI
C.C.P. di Geraci Siculo




L’edificio si svolge a ferro di cavallo con a centro un spazioso cortile. A sinistra c’è la chiesa settecentesca, dove è possibile intravedere ancora piccole parti di fini stucchi, a destra il refettorio con alle pareti due affreschi settecenteschi raffiguranti l’Ultima Cena e la Crocifissione. Al piano superiore una miriade di piccole celle servivano da dormitorio ai religiosi. Oggi la struttura è stata restaurata e riportata all’antico splendore.




















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Dal 21 agosto al 12 settembre si svolgerà presso l'ex convento dei Cappuccini a Geraci Siculo (sede del Centro Culturale Polivalente) una mostra collettiva d'arte contemporanea; l'iniziativa si pone l’obiettivo di reinterpretare l’identità madonita e siciliana attraverso le opere di (giovani) artisti di varia formazione e tecnica espressiva.
Chi è interessato potrà inviare un breve curriculum e una selezione delle foto delle opere all'indirizzo ccp.geraci@i-art.it
P.S. L'immagine riproduce l'opera del maestro Croce Taravella relativa all'ancona gaginiana della chiesa di San Bartolo
Dal 21 agosto al 12 settembre si svolgerà presso l'ex convento dei Cappuccini a Geraci Siculo (sede del Centro Culturale Polivalente) una mostra collettiva d'arte contemporanea; l'iniziativa si pone l’obiettivo di reinterpretare l’identità madonita e siciliana attraverso le opere di (giovani) artisti di varia formazione e tecnica espressiva.
Chi è interessato potrà inviare un breve curriculum e una selezione delle foto delle opere all'indirizzo ccp.geraci@i-art.it
P.S. L'immagine riproduce l'opera del maestro Croce Taravella relativa all'ancona gaginiana della chiesa di San Bartolo
Venerdì 21 agosto scorso è stata inaugurata la collettiva d’arte contemporanea Montagne d’arte, organizzata dal Comune di Geraci Siculo (Pa) nell’ambito del progetto comunitario I ART (capofila il Comune di Catania).
L’esposizione è stata curata dall’arch. Giuseppe Antista (Università di Palermo) e raccoglie le opere di ben 20 artisti - molti dei quali già noti e apprezzati dalla critica - che si sono cimentati sul difficile tema dell’identità siciliana attuale; oltre 50 le opere esposte, che spaziando tra pittura, grafica, scultura e installazioni, sperimentano linguaggi innovativi e danno un volto nuovo e vitale alla cultura figurativa contemporanea dell’isola, al di fuori dagli schemi convenzionali.
La mostra è ospitata presso l’ex convento dei Padri Cappuccini, un rilevante complesso architettonico risalente al 1689, situato in un contesto ambientale di pregio nel Parco delle Madonie e sarà visitabile dal tutti i giorni (escluso il lunedì) dalle 9 alle 13 e dalle 16 alle 20. All’inaugurazione è intervenuta il comico siciliano Teresa Mannino, che in questi giorni villeggia proprio a Geraci.
Artisti
Paolo Badami, Valentina Cardone, Vera Carollo, Francesca Chichi, Salvatore Città, Domenico Cocchiara, Stefania Cordone, Manuela Guarcello, Rui Inácio, Gianfranco Macaluso, Gregorio Maltese, Giacomo Neglia, Domenico Pollara, Enzo Rinaldi, Damiano Sabatino, Fabio Maria Sedia, Anna Siragusa, Angela Sottile, Maria Carmela Virga, Zato.
Alcune opere in mostra
Tra le opere esposte, particolarmente interessante è l’installazione di Valentina Cardone (classe 1987) Cu mancia fa muddichi: una tavola imbandita con la bandiera italiana su cui restano le briciole di un lauto pranzo; l’opera vuole essere una sottile critica al sistema corruttivo che affligge a più livelli il nostro Paese. L’attuale ricerca dell’artista si basa infatti sul readymade, ovvero la reinterpretazione di oggetti a uso quotidiano a cui viene attribuita nuova vita e significato.
Alla mostra sono pure esposte le ultime creazioni di Domenico Cocchiara (classe 1977) che mediante la tecnica della spatola rappresenta la Sicilia amata, vitale nelle sue sfumature, penetrante nella sua bellezza; intensi cieli estivi si specchiano su raggianti territori d’ocra e d’amaranto, cascate di colori conducono verso arroccati insediamenti, saldi nel loro continuo trasformarsi.
Domenico Sabatino (nato nel 1959) espone invece numerosi Bastoni d’arte in legno intagliato, che a partire dalla tradizione propria dei pastori madoniti (i quali si dilettano in quest’arte mentre sorvegliano il gregge) approda a delle creazioni fantasiose e originali.
Lo Pseudanottero (acrilico su tela) di Stefania Cordone, classe 1986, è una creatura immaginaria e fa parte di un progetto ampio che mira a ricreare fantasticamente l’intero ecosistema madonita. A partire dalle ricerche di Francesco Minà Palumbo, medico e botanico di Castelbuono, e da studi effettuati dal vero di alcune specie presenti nel territorio, si è creato un esemplare che unisce le tre categorie classificate dallo studioso: animali, piante e alberi. La sua descrizione è immaginaria, mentre la classificazione tassonomica è l’unione della classificazione dei tre esemplari che costituisco la creatura: la sughera, l’iris e il capovaccaio.
Nel grande trittico Marco, io, ‘nzula di Angela Sottile (nata nel 1984) trovano luce volti nascosti nel buio, presenze non viste che a un certo punto, proprio in quello squarcio di energia, trovano la forza di venire alla luce, di trovare in sé stessi la redenzione, di rinascere, di riprendere a respirare. È una presa di coscienza, una catarsi, un riscatto. Una crescita ottenuta dopo un lungo travaglio psicologico reso possibile dal silenzio del nulla, in un luogo interiore in cui ognuno si ritrova faccia a faccia con le proprie paure, i propri tormenti, le istintive emozioni. Il buio ha il peso dei segreti, ma conserva in sé anche la leggerezza delle passioni. È proprio questa leggerezza che permette l’emersione dal plasma oscuro, una vaporosità che spinge verso la luce, una luce bianca, diafana, o rossa come il fuoco ma che conserva in sé l’ombra sotto forma di esperienza.
Nell’istallazione di nome Jiràci Francesca Chichi (nata nel 1990) racconta la vita del piccolo borgo madonita attraverso ben 200 ritratti a matita dei suoi abitanti (il parroco, il sindaco, il medico, il vigile, tanta la gente comune); è questo un lavoro in continua evoluzione che verrà esteso nel tempo a tutti i residenti.
Davvero singolari sono le opere di Enzo Rinaldi raccolte nella collezione Chiodo fisso e realizzate con chiodi da carpentiere incollati con resina e altri materiali di riuso. La sua produzione nasce da una profonda pulsione emotiva e dal forte dissenso verso il mondo e verso tutti; il suo è l’urlo di chi è stato per troppo tempo in silenzio a inchiodare l’indifferenza che lo ha circondato, ma allo stesso tempo rifugge le attenzioni una volta attratte.
Davvero singolari sono le opere di Enzo Rinaldi raccolte nella collezione Chiodo fisso e realizzate con chiodi da carpentiere incollati con resina e altri materiali di riuso. La sua produzione nasce da una profonda pulsione emotiva e dal forte dissenso verso il mondo e verso tutti; il suo è l’urlo di chi è stato per troppo tempo in silenzio a inchiodare l’indifferenza che lo ha circondato, ma allo stesso tempo rifugge le attenzioni una volta attratte.
Venerdì 21 agosto scorso è stata inaugurata la collettiva d’arte contemporanea Montagne d’arte, organizzata dal Comune di Geraci Siculo (Pa) nell’ambito del progetto comunitario I ART (capofila il Comune di Catania).
L’esposizione è stata curata dall’arch. Giuseppe Antista (Università di Palermo) e raccoglie le opere di ben 20 artisti - molti dei quali già noti e apprezzati dalla critica - che si sono cimentati sul difficile tema dell’identità siciliana attuale; oltre 50 le opere esposte, che spaziando tra pittura, grafica, scultura e installazioni, sperimentano linguaggi innovativi e danno un volto nuovo e vitale alla cultura figurativa contemporanea dell’isola, al di fuori dagli schemi convenzionali.
La mostra è ospitata presso l’ex convento dei Padri Cappuccini, un rilevante complesso architettonico risalente al 1689, situato in un contesto ambientale di pregio nel Parco delle Madonie e sarà visitabile dal tutti i giorni (escluso il lunedì) dalle 9 alle 13 e dalle 16 alle 20. All’inaugurazione è intervenuta il comico siciliano Teresa Mannino, che in questi giorni villeggia proprio a Geraci.
Artisti
Paolo Badami, Valentina Cardone, Vera Carollo, Francesca Chichi, Salvatore Città, Domenico Cocchiara, Stefania Cordone, Manuela Guarcello, Rui Inácio, Gianfranco Macaluso, Gregorio Maltese, Giacomo Neglia, Domenico Pollara, Enzo Rinaldi, Damiano Sabatino, Fabio Maria Sedia, Anna Siragusa, Angela Sottile, Maria Carmela Virga, Zato.
Alcune opere in mostra
Tra le opere esposte, particolarmente interessante è l’installazione di Valentina Cardone (classe 1987) Cu mancia fa muddichi: una tavola imbandita con la bandiera italiana su cui restano le briciole di un lauto pranzo; l’opera vuole essere una sottile critica al sistema corruttivo che affligge a più livelli il nostro Paese. L’attuale ricerca dell’artista si basa infatti sul readymade, ovvero la reinterpretazione di oggetti a uso quotidiano a cui viene attribuita nuova vita e significato.
Alla mostra sono pure esposte le ultime creazioni di Domenico Cocchiara (classe 1977) che mediante la tecnica della spatola rappresenta la Sicilia amata, vitale nelle sue sfumature, penetrante nella sua bellezza; intensi cieli estivi si specchiano su raggianti territori d’ocra e d’amaranto, cascate di colori conducono verso arroccati insediamenti, saldi nel loro continuo trasformarsi.
Domenico Sabatino (nato nel 1959) espone invece numerosi Bastoni d’arte in legno intagliato, che a partire dalla tradizione propria dei pastori madoniti (i quali si dilettano in quest’arte mentre sorvegliano il gregge) approda a delle creazioni fantasiose e originali.
Lo Pseudanottero (acrilico su tela) di Stefania Cordone, classe 1986, è una creatura immaginaria e fa parte di un progetto ampio che mira a ricreare fantasticamente l’intero ecosistema madonita. A partire dalle ricerche di Francesco Minà Palumbo, medico e botanico di Castelbuono, e da studi effettuati dal vero di alcune specie presenti nel territorio, si è creato un esemplare che unisce le tre categorie classificate dallo studioso: animali, piante e alberi. La sua descrizione è immaginaria, mentre la classificazione tassonomica è l’unione della classificazione dei tre esemplari che costituisco la creatura: la sughera, l’iris e il capovaccaio.
Nel grande trittico Marco, io, ‘nzula di Angela Sottile (nata nel 1984) trovano luce volti nascosti nel buio, presenze non viste che a un certo punto, proprio in quello squarcio di energia, trovano la forza di venire alla luce, di trovare in sé stessi la redenzione, di rinascere, di riprendere a respirare. È una presa di coscienza, una catarsi, un riscatto. Una crescita ottenuta dopo un lungo travaglio psicologico reso possibile dal silenzio del nulla, in un luogo interiore in cui ognuno si ritrova faccia a faccia con le proprie paure, i propri tormenti, le istintive emozioni. Il buio ha il peso dei segreti, ma conserva in sé anche la leggerezza delle passioni. È proprio questa leggerezza che permette l’emersione dal plasma oscuro, una vaporosità che spinge verso la luce, una luce bianca, diafana, o rossa come il fuoco ma che conserva in sé l’ombra sotto forma di esperienza.
Nell’istallazione di nome Jiràci Francesca Chichi (nata nel 1990) racconta la vita del piccolo borgo madonita attraverso ben 200 ritratti a matita dei suoi abitanti (il parroco, il sindaco, il medico, il vigile, tanta la gente comune); è questo un lavoro in continua evoluzione che verrà esteso nel tempo a tutti i residenti.
Davvero singolari sono le opere di Enzo Rinaldi raccolte nella collezione Chiodo fisso e realizzate con chiodi da carpentiere incollati con resina e altri materiali di riuso. La sua produzione nasce da una profonda pulsione emotiva e dal forte dissenso verso il mondo e verso tutti; il suo è l’urlo di chi è stato per troppo tempo in silenzio a inchiodare l’indifferenza che lo ha circondato, ma allo stesso tempo rifugge le attenzioni una volta attratte.
Davvero singolari sono le opere di Enzo Rinaldi raccolte nella collezione Chiodo fisso e realizzate con chiodi da carpentiere incollati con resina e altri materiali di riuso. La sua produzione nasce da una profonda pulsione emotiva e dal forte dissenso verso il mondo e verso tutti; il suo è l’urlo di chi è stato per troppo tempo in silenzio a inchiodare l’indifferenza che lo ha circondato, ma allo stesso tempo rifugge le attenzioni una volta attratte.