I ART NETWORK
CLUSTER BIO-MEDITERRANEUM



ARTISTS
La rete I ART è aperta a tutti gli artisti che vorranno coinvolgersi proponendo i propri progetti e le proprie creazioni. Per registrarsi è necessario compilare e inviare il modulo sotto collegato, indicando, tra l’altro, le discipline artistiche di riferimento.

Benedetta Casagrande – Ichthys
Catania / Fotografia e Arti Audiovisive
Trittico di foto, video e performance
Partendo dall’assunto che l’umanità ha un rapporto complesso con il corpo umano e che tabù come la vergogna di fronte ai fluidi, ai peli, al sangue diventino più evidenti se pensati in relazione al corpo femminile, Benedetta, da sempre interessata alle questioni di genere, si chiede quale sia la radice arcaica di tale rifiuto. Per l’artista la risposta va cercata nella tradizione del culto religioso, con le sue violenze e le sue contraddizioni. Basandosi su L'Erotismo di Bataille, prende forma il progetto Ichthys, “pesce” in greco, simbolo arcaico per il corpo di Cristo (Iesus Christos Theo Yous, Soter: Gesù Cristo, Figlio di Dio, Salvatore). Il lavoro nel suo insieme comprende un trittico di foto, un video e una performance e ha la finalità di farci riflettere sulla nostra relazione con la religione, l'erotismo e la morte. Le fotografie, montate in un trittico in una cornice lignea, realizzata dalla maestranza locale, che ricorda l’iconografia religiosa medievale, riproduce La Pietà di Michelangelo in chiave contemporanea. La sua Madonna è una Madonna delle Passioni, che abbraccia sacro e profano, morte e vita, una Madonna sicula senza pietà. E, come suggerisce il titolo, un tonno va a sostituire il corpo di Cristo, richiamando così anche il rito locale della mattanza. Oltre al simbolo Cristo-pesce, l’artista affianca altre immagini simboliche come il melograno e le palme. L’opera si completa con un video che gioca sui tabù legati al corpo e una performance in cui il tonno-Cristo, cucinato a più mani, viene servito in piazza come Ultima Cena.

'We tend to go through places without inhabiting them. The performance tries to offer people the opportunity to understand that the space between us, as well as that around us, and its history belong to us, even if we inhabit them only for a short amount of time. The awareness of one’s own identity in relation to one’s own place must be cherished and nurtured ‘ . Elena
The project ‘lo scarto’ developed by Elena Cologni, italian artist resident in the UK selected for a the IArt Residency in Sicily with CLAC, produced 10 drawings, 40 sculptures ‘for hands’, two workshops (22-23 April) and a final performance in the Sistema delle Piazze (central square system) in Castelvetrano Selinunte on 24th of April 2015.
Cologni states: ‘ During my residency I tried to understand Danilo Dolci’s dialogic dynamics, by translating his ‘reciprocal maieutics’ through drawings, sculptures and performance to highlight the meaning to be found in the space, and indeed distance between people during the communicative act: lo scarto (the left over, the scrap). The intimate dimension in the one-on-one exchange dynamics, but also the more widely social engagement in public space, where inevitably history plays a role.
Workshop 1: ‘waiting for a unique/scarce moment of synchronicity from the part of the other’ (Giuseppe, notes from a workshop with Danilo Dolci, 1990’s), aim: to understand reciprocal maieutics (Danilo Dolci) through a prelinguistic approach, while trying to ‘see’ the space among us.
Workshop 2: ‘the structure of silence (physical as well as temporary spaces)’ aimed at: understanding reciprocal maieutics through a prelinguistic approach, while trying to ‘see’ the space among us and with the architecture (Dolci, D., Dal trasmettere al comunicare, 2012)
Lo scarto thus is one of the concepts by Dolci adopted in the performance event on 24th April in the main square system, defined in collaboration with the workshops’ participants Aurora Taormina, Francesca Bianco, Marilyn Buscemi, Alessandra Sparacia, Federica Passanante, Roberta Marchese, Enza Valentina Di Piazza, Irene Moceri, Gabriele Marchica, Vito Cafiso. These mainly teen agers, worked in pair to share their movement based interpretation of such concepts as: scarto/scrap, action-reaction, obstacle, silence and listening. Such movements have reactivated a reading of the past through a punctuation of the architecture, bearer of the history of this place where religion and nature, myth and science intertwined, and are still imbedded in its people’s lives (highlighted in the design for site specific performance Bellumvider Castle of Frederick II, San Pietro church, Selinus theatre, Ninfa fountain, intersecting trajectories from specific viewpoints in the squares).
some of the comments:
'Elena you operated by connecting craft, local history, architecture, students and passers by, producing relational spaces. You worked as Danilo Dolci would have, through sharing at various levels… almost forgot, with your kids too, just like Danilo used to.’ Giuseppe
'I liked this particularly because it takes the group to relate to the outside. Looking at this from the outside I found this moment important…. to work with this youngsters and in the moment when they expose and present themselves, like this, sitting down in the square, and people might think ‘what do they do?’, then, to get to that point… it involves a development, a particular maturity, one does not achieve it just like that: this involves the work of a person who ‘does maieutics’ ?. Pino Lombardo
from the participants:
'I particularly liked the “pollination” moment, I saw people very curious and engaged, and this was very surprising for me, I did not think they could have such a positive reaction. The group helped me a lot, really feeling others working with me, and, by looking at each other, I noticed that we could often understand each other without too many words, and to find silence again, and focus.....A new way of working and a new way of learning, taking from giving. …' (Roberta Marchese)
' It has been very useful to think about silence, as we did when we were laying down in the workshop.... in the end interferences have been integrated in the work, and every sound, voice became part of the background'. (Enza Valentina Di Piazza)
Alessandra Sparacia, shared her worries and fears for the future, just a few hours after the tragedy on 19th April, when some 700 migrants died a few miles away, while looking for a better life. Alessandra shared with us her moment of realization too, through the reciprocal maieutics approach, by saying that it is only through knowing the unknown (transpassing the gap/lo scarto) that we can overcome fear, and this was embedded into one of the actions of the final performance, where she was balancing, while looking for support, on one of the provided wooden boards with Francesca.
'It was a truly life changing experience for me, as I hoped it would be'. Elena Cologni
Elena Cologni thanks the organizers of IArt, CLAC, Museo Civico Selinuntino and Comune of Castelvetrano Selinunte, CRESM, Belice Epicentro della Memoria Viva Gibellina, la Rete Museale e Naturale Belicina, Liceo Classico Giovanni Pantaleo and the ‘Akkademia del Teatro Selinus, as well as all people who gave their time, passion, dedication, culture and experience thus activating the exchange vital for the realization of the project
rockfluid.com/lo-scarto

Elena Mistrello - Fiabe e leggende piazzesi
Piazza Armerina / Arti visive
Murale
Il progetto sviluppato durante la residenza ha per tema la tradizione orale di Piazza Armerina.
Elena in una prima fase del suo lavoro, è stata impegnata nelle letture dei saggi di Vittorio Malfa sul tema in questione (“Maghi, streghe e malìe nel cuore di Sicilia”, “Storie vere di magia e fantasmi”). A queste letture ha affiancato una ricerca sul campo, visitando i luoghi fisici in cui queste credenze hanno preso vita, cercando di raccogliere testimonianze e racconti dagli abitanti stessi su come la tradizione orale è oggi vissuta. Con lei sempre il suo quaderno di schizzi, che ha riempito incessantemente di appunti visivi da cui avrebbe alla fine tratto il disegno globale del murale. Come lei stessa afferma, quando non ha ben chiaro cosa realizzerà, l’unico modo per far uscire un’idea buona è disegnare a più non posso. L’idea in questo modo verrà da sola.
L'ultima parte del progetto è stata quella della realizzazione vera e propria del murale all’interno del Centro Espositivo Monte Prestami, in cui è condensato un mese di ricerca e di studio sul tema della tradizione orale della città. Nella composizione i personaggi più caratteristici delle fiabe prendono vita simultaneamente, la scelta stilistica è quella tipica della fiaba illustrata e del fumetto. Elena Mistrello prova così a descrivere una Piazza Armerina sotterranea, notturna e piena di vita, e attraverso il suo stile illustrativo immediato, vuole ricostruire un immaginario leggendario autoctono da molti abitanti dimenticato.

Jimmy Power - Sounds like Ficarra
Ficarra / Musica e composizioni sonore
Video e traccia audio di 4,08 min
Jimmy Power ha traslato la città di Ficarra in musica. Il vento, le campane, il canto degli uccelli, i passi della gente, i clacson delle auto, i silenzi, la vita di un’intera città insomma, sono diventate le note di una colonna sonora, un raffinato e sperimentale inno della città. “Sounds like Ficarra” nasce da un mese di registrazioni di ore e ore dell’ambiente sonoro del piccolo paese. Jimmy ha mappato Ficarra, sempre dal punto di vista sonoro s’intende, in ogni angolo, disseminando microfoni a contatto e lasciando che la gente interagisse con essi. Poi tornato nel suo studio, ha risintetizzato questi suoni autoctoni miscelandoli con composizioni musicali inedite. Oltre al paesaggio sonoro catturato durante il giorno e alle sue creazioni appositamente composte, l'artista ha ricreato l'intera libreria-suoni dell'organo a canne del 1751 della Chiesa Madre dell'Annunziata prelevando un campione di ogni singola nota dell'organo; in questo modo era in grado di utilizzare l'organo anche durante la postproduzione del pezzo. Inoltre, posizionando microfoni sia vicino che lontano l’organo, è riuscito a catturare il suono di questo nella chiesa, per poi riprodurlo e ricrearlo in studio. La restituzione finale del suo intenso lavoro è stato un video di quattro minuti in cui bellissimi scorci di Ficarra sono montati in timelapse, accompagnati ovviamente dalla musica di Ficarra stessa.

Alessia Arena – SSL (Sicilian Sound Landscape)
Palazzolo Acreide / Musica e composizioni sonore
Performance teatralmusicale a voce sola
Il progetto della “cantattrice” Alessia Arena per la residenza ha avuto, già in fase di presentazione della domanda di partecipazione, un titolo ben preciso: SSL vale a dire Sicilian Sound Landscape. Da profonda conoscitrice dei canti popolari siciliani e di Rosa Balistreri, Alessia ha vissuto con la gente del paese, le cui voci registrate durante le interviste in cui Alessia ha indagato sul bene identitario immateriale della comunità soprattutto femminile, nel prodotto finale si sono unite al suo melodioso canto e alla sua presenza scenica forte ed espressiva. Voci e canto s’intrecciano con suoni vari, come quella della banda del paese durante la processione della Settimana Santa, per regalare all'ascoltatore suggestioni e riflessioni su ciò che è identità per la civitas di Palazzolo Acreide, l’antica polis greca Akrai. Come lo stesso titolo suggerisce, il paesaggio è un aspetto fondamentale del progetto, e nel video finale di circa 8 minuti, non si parla soltanto di paesaggio sonoro, ma anche del meraviglioso paesaggio naturalistico e archeologico della cittadina di Palazzolo, protagonista di splendide immagini aeree. Dal suo lavoro si evince in maniera inequivocabile che “la Sicilia è femmina”.

Robert Mathy - Tarant-drone. Dalla tradizione all’innovazione
Galati Mamertino / Musica e composizioni sonore
Performance sonora
Lo svizzero Robert Mathy ha scelto di mixare i suoi interessi per la musica elettronica sperimentale alla musica tradizionale per eccellenza del sud Italia: la Tarantella. E’ stato incuriosito da una versione della storia sulle origini di questa musica e della sua danza: si narra che quando qualcuno veniva morso da una taranta o da un ragno, i musicisti accorrevano nella casa del malato e intonando una musica molto veloce stimolavano l’avvelenato a danzare forsennatamente al fine di rimuovere il veleno dal suo corpo. Robert si chiede: come sarebbe la tarantella senza i musicisti che la suonano? Dunque, collegando gli strumenti tradizionali di questa musica folk, come il tamburo, il mandolino, il triangolo, a un robot appositamente costruito, l’artista crea Tarant-drone, una versione drone music della Tarantella. I ritmi tipicamente veloci vengono rallentati come, usando le stesse parole dell’artista, “un corpo che viene controllato da strane sostanze”. Il progetto è stato presentato sotto forma di un’improvvisazione sonora davanti alla gente del comune di Galati e di un video montato dall’artista stesso che racconta la performance pubblica.

Marco Dal Bo - Pasqua a Ferla ("a Sciaccariata")
Ferla / Arti visive
120x100cm olio, acrilico su tela.
Come in altre residenze, la settimana santa ha ispirato anche l’opera di Marco Dal Bo. Non poteva essere diversamente nel suo caso, sia perché lui è un archeologo e un appassionato di antropologia culturale, sia perché a Ferla, luogo della sua residenza, durante il periodo pasquale si trasforma in un teatro di processioni uniche, in cui manifestazioni religiose si mescolano a tradizioni antiche e folclore. L’artista è rimasto particolarmente colpito dal festeggiamento del sabato santo che prende il nome di “Sciaccariata”. La “Sciaccariata” avviene appunto il sabato a tarda notte, dopo che il simulacro della “Madonna do Scontru”, ossia la Madonna Addolorata è rientrata in chiesa e il Cristo è risorto. La statua di quest’ultimo, denominato “Gesummaria”, è portata in processione dalla Chiesa di San Sebastiano al convento dei padri Cappuccini. La cosa incredibile è che tale processione viene svolta portando la statua a spalla correndo in salita alla luce (e letteralmente tra le fiamme) di tantissime fiaccole, le “Sciaccare” appunto, ricavate da arbusti secchi. Marco ha assistito in prima persona all’evento e ha tratto varie immagini che ha sovrapposto sulla sua grande tela in perfetta linea con il suo stile pittorico, fortemente grafico e narrativo: sono infatti raccontate contemporaneamente scene e personaggi diversi come in un coloratissimo rebus da decifrare.

Giorgio DI Palma - Tempo un mese
Vizzini / Arti tattili e design: Arte tessile, Arte orafa e artigianato
n.6 sculture in ceramica nello spazio pubblico
Per descrivere l’arte di Giorgio Di Palma, è indispensabile citare le parole dell’artista stesso: “Faccio ceramiche di cui non c’era bisogno. Attraverso la macchina del tempo chiamata ceramica mi diverto a trasformare l’inutile in eterno e ad immortale gli attimi”.
Questa sorta di manifesto è stato calato nel suo progetto di residenza. Il tempo, infatti, è stato il tema declinato nelle sei installazioni urbane realizzate. Non il tempo dei filosofi e dei poeti, ma il tempo di Vizzini. Gli abitanti, infatti, hanno partecipato attivamente sia alla scelta dei soggetti che nella realizzazione delle opere, e in esse potranno ogni giorno rispecchiarsi, in quanto parlano di loro e a loro sono ispirate. I wurstel nel piattino sono dedicati a Leone, il cane della città; il pallone “arroccato” sul palo della luce ai bambini del paese che in quel mese sono stati “la sua squadra”; i palloncini parlano del suo incontro con un ambulante; le carte siciliane un omaggio ai passatempi degli anziani al Circolo della Società Operaia e al Circolo Verga; i gelati sciolti ricordo dei ragazzi del centro giovanile con cui Giorgio li ha realizzati; i mozzoni di sigaretta infine sono il simbolo di ciò che scandisce il tempo dei ragazzi del luogo, che almeno, commenta l’artista, in quella mezzora passata a dipingere sigarette finte, non hanno fumato quelle vere. Grazie alla maestria della sua arte ironicam l’inutile è diventato un fortissimo attivatore sociale, forse non eterno nella materialità (alcune opere sono state già vandalizzate) ma di certo nella storia e nei cuori della comunità.

Lisa Wade – La croce la porto io
Caltabellotta / Fotografia e Arti Audiovisive
Video di 6,04 min
Lisa Wade è un artista profondamente legata a tematiche socio-politiche e investiga i temi dell'identità nazionale e della coscienza collettiva. Come molti altri artisti, per la residenza si è concentrata sull’evento religioso collettivo più importante dell’anno: la settimana santa. L’artista però decide di raccontarla attraverso la figura di Cristo, o meglio la figura umana di chi ha rappresentato Cristo durante la Settimana Santa Caltabellottese, tramite gli occhi del protagonista, Demetrio Primo. Demetrio ha una somiglianza incredibile con l’iconografia tradizionale del Cristo della Passione, e il seguire le sue vicissitudini, una volta spogliati i panni di Gesù, crea un cortocircuito interpretativo. Il progetto presentato in origine si intitolava ‘Life of Rosario’ e doveva essere diviso in due parti. La prima basata sulla figura di Cristo e sulla Settimana Santa seguita passo-passo senza cambiare nulla della storia conosciuta. La seconda è quella che in effetti è riuscita a realizzata durante il mese di residenza e che ha il titolo “La Croce la porto io”. In questa prima parziale versione del lavoro della Wade, il cortometraggio cerca di indagare sulla vita privata del protagonista della rappresentazione religiosa, chiedendogli le sue sensazioni, le sue emozioni: Chi è Cristo? Dove lavora? Che fa? Come è arrivato alla decisioni a rappresentare Cristo? Attraverso Demetrio, l’artista ha provato a capire qualcosa in più sulla società e sulla cultura di Caltabellotta, e sulla Sicilia in genere.

We Are Müesli – The great Palermo. Una storia di cibo e trasformazione
Palermo / Fotografia e Arti Audiovisive
Visual novel concept per un video game sullo street food di PALERMO
Il duo milanese ha raccontato la città di Palermo in tutti i suoi aspetti storico-antropologici attraverso lo street food, senza fuor di dubbio uno dei beni immateriali per eccellenza del capoluogo siciliano. Essi realizzano opere di digital art denominate "visual novel", una forma di videogioco narrativo-esperienziale che coniuga arti visive e storytelling, con il valore aggiunto dell'elemento dell’interattività. Dopo essersi immersi realmente nella vita gastronomica di strada di Palermo, hanno svolto ricerche bibliografiche rintracciando le origini storiche di ogni cibo e di conseguenza anche della storia della città. Nel video game c’è tutta Palermo: i pupi e le icone bizantine da cui hanno preso le pose rigide e lo sguardo fisso dei personaggi; le maioliche diventano i pattern degli abiti e della home page; i monumenti storici e non (il Castello della Zisa, il chiosco liberty Ribaudo, la Martorana, la Cala, ecc) fanno da sfondo alle scene; e ovviamente tutto il campionario del cibo di strada: arancine, pane e panelle, frittola, e via di seguito. Il gioco è concepito come una ballata in cui, dalla prima scena, quella in cui il protagonista, un bambino di nome Gaetano, va al mercato a comprare le uova e torna a casa, il fruitore potrà decidere i vari percorsi della sua storia, fino a un massimo di diciassette scene. In ogni interazione (quattro in tutto nella versione beta) i luoghi e i cibi cambiano e Gaetano si trasforma in un personaggio diverso (Donna Florio, il tifoso di calcio, il Re delle carte siciliane, ecc).

Iodice / Sarracino - Appunti di Sutura
Sutera / Arti tattili e design: Arte tessile, Arte orafa e artigianato
Installazione con vecchie foto di Sutera, Polaroid, "Flabby", puppet crossing
Durante il mese di residenza il duo si è immerso in profondità nel tessuto sociale e nella storia del paese di Sutera. Il cucito, come sono solite fare, è stato usato per attivare processi politici. In questo caso è diventato lo strumento con cui guadagnarsi la fiducia delle donne inserite nel progetto d’accoglienza S.P.R.A.R, alle quali le artiste hanno insegnato a usare la macchina da cucire per la realizzazione dei “puppets crossing”, piccole sculture morbide che sono state portate in processione per le vie della città il giorno dell’inaugurazione. I puppets sono diventati simboli, metalinguaggio relazionale, come loro stesse lo hanno definito, di un’integrazione spontanea e gioiosa. Un dono delle rifugiate alla città in cambio dell’ospitalità che hanno ricevuto. Oltre a questo laboratorio sociale di grande impatto emotivo, le artiste hanno lavorato sulla memoria collettiva riletta in chiave contemporanea. Ciò è avvenuto sia con l’installazione di foto storiche raccolte dalle artiste e che ritraggono i momenti aggregativi della comunità, sia riportando in vita due leggende locali. La prima è la leggenda per cui Dedalo avrebbe perso le sue ali proprio a Sutera: le artiste hanno reso omaggio alla città anche delle sue ossa ma in versione “flabby”, come loro chiamano le loro sculture. La seconda leggenda riguarda il mento della statua del patrono, San Paolino, che fu trafugata e portata a Nola. Il duo colma questa mancanza con polaroid scattate ai menti degli abitanti. I punti di sutura con il filo fuxia è la loro firma.

Xavier Josè Cunilleras – Landscape
Sambuca Di Sicilia / Fotografia e Arti Audiovisive
Fotografie e video
Il lavoro finale di Xavier Cunilleras parte da alcune riflessioni: come riusciamo oggi a contemplare il paesaggio quando i nostri sensi visivi sono sovraccarichi dalla miriade di immagini artificiali delle città metropolitane? Cosa succede con l'immagine del paesaggio che abbiamo dentro? L'immagine è permanente o temporanea? Questi interrogativi sono alla base anche del suo lavoro di regista e direttore della fotografia, da sempre focalizzato sull’esplorazione delle relazioni con le persone ed i loro paesaggi circostanti. L’artista durante la sua residenza ha cercato di cogliere ogni singolo aspetto della natura intorno a Sambuca di Sicilia, scattando centinaia di piccole fotografie e registrando con la telecamera. Il collage video realizzato mostra dettagli di una natura che in primavera raggiunge il suo apice di bellezza. Le immagini risultano quasi astratte perché montate come dei trittici che raffigurano alberi, foglie, prati, orizzonti colti in diversi momenti della giornata e da varie angolazioni. L’artista per un mese ha ingaggiato un dialogo muto e profondo al contempo al fine di catturare soprattutto l’atto raro della contemplazione dell’immagine del paesaggio non contaminato dall’uomo in un tempo congelato come quello vissuto dal paese che lo ha ospitato.

'We tend to go through places without inhabiting them. The performance tries to offer people the opportunity to understand that the space between us, as well as that around us, and its history belong to us, even if we inhabit them only for a short amount of time. The awareness of one’s own identity in relation to one’s own place must be cherished and nurtured ‘ . Elena
The project ‘lo scarto’ developed by Elena Cologni, italian artist resident in the UK selected for a the IArt Residency in Sicily with CLAC, produced 10 drawings, 40 sculptures ‘for hands’, two workshops (22-23 April) and a final performance in the Sistema delle Piazze (central square system) in Castelvetrano Selinunte on 24th of April 2015.
Cologni states: ‘ During my residency I tried to understand Danilo Dolci’s dialogic dynamics, by translating his ‘reciprocal maieutics’ through drawings, sculptures and performance to highlight the meaning to be found in the space, and indeed distance between people during the communicative act: lo scarto (the left over, the scrap). The intimate dimension in the one-on-one exchange dynamics, but also the more widely social engagement in public space, where inevitably history plays a role.
Workshop 1: ‘waiting for a unique/scarce moment of synchronicity from the part of the other’ (Giuseppe, notes from a workshop with Danilo Dolci, 1990’s), aim: to understand reciprocal maieutics (Danilo Dolci) through a prelinguistic approach, while trying to ‘see’ the space among us.
Workshop 2: ‘the structure of silence (physical as well as temporary spaces)’ aimed at: understanding reciprocal maieutics through a prelinguistic approach, while trying to ‘see’ the space among us and with the architecture (Dolci, D., Dal trasmettere al comunicare, 2012)
Lo scarto thus is one of the concepts by Dolci adopted in the performance event on 24th April in the main square system, defined in collaboration with the workshops’ participants Aurora Taormina, Francesca Bianco, Marilyn Buscemi, Alessandra Sparacia, Federica Passanante, Roberta Marchese, Enza Valentina Di Piazza, Irene Moceri, Gabriele Marchica, Vito Cafiso. These mainly teen agers, worked in pair to share their movement based interpretation of such concepts as: scarto/scrap, action-reaction, obstacle, silence and listening. Such movements have reactivated a reading of the past through a punctuation of the architecture, bearer of the history of this place where religion and nature, myth and science intertwined, and are still imbedded in its people’s lives (highlighted in the design for site specific performance Bellumvider Castle of Frederick II, San Pietro church, Selinus theatre, Ninfa fountain, intersecting trajectories from specific viewpoints in the squares).
some of the comments:
'Elena you operated by connecting craft, local history, architecture, students and passers by, producing relational spaces. You worked as Danilo Dolci would have, through sharing at various levels… almost forgot, with your kids too, just like Danilo used to.’ Giuseppe
'I liked this particularly because it takes the group to relate to the outside. Looking at this from the outside I found this moment important…. to work with this youngsters and in the moment when they expose and present themselves, like this, sitting down in the square, and people might think ‘what do they do?’, then, to get to that point… it involves a development, a particular maturity, one does not achieve it just like that: this involves the work of a person who ‘does maieutics’ ?. Pino Lombardo
from the participants:
'I particularly liked the “pollination” moment, I saw people very curious and engaged, and this was very surprising for me, I did not think they could have such a positive reaction. The group helped me a lot, really feeling others working with me, and, by looking at each other, I noticed that we could often understand each other without too many words, and to find silence again, and focus.....A new way of working and a new way of learning, taking from giving. …' (Roberta Marchese)
' It has been very useful to think about silence, as we did when we were laying down in the workshop.... in the end interferences have been integrated in the work, and every sound, voice became part of the background'. (Enza Valentina Di Piazza)
Alessandra Sparacia, shared her worries and fears for the future, just a few hours after the tragedy on 19th April, when some 700 migrants died a few miles away, while looking for a better life. Alessandra shared with us her moment of realization too, through the reciprocal maieutics approach, by saying that it is only through knowing the unknown (transpassing the gap/lo scarto) that we can overcome fear, and this was embedded into one of the actions of the final performance, where she was balancing, while looking for support, on one of the provided wooden boards with Francesca.
'It was a truly life changing experience for me, as I hoped it would be'. Elena Cologni
Elena Cologni thanks the organizers of IArt, CLAC, Museo Civico Selinuntino and Comune of Castelvetrano Selinunte, CRESM, Belice Epicentro della Memoria Viva Gibellina, la Rete Museale e Naturale Belicina, Liceo Classico Giovanni Pantaleo and the ‘Akkademia del Teatro Selinus, as well as all people who gave their time, passion, dedication, culture and experience thus activating the exchange vital for the realization of the project
rockfluid.com/lo-scarto